Per un'azienda, un’errata assunzione costa molto di più dello stipendio annuo retribuito al lavorare in questione.
Sono infatti da considerare i costi e il tempo impegnati per la formazione della persona assunta erroneamente. Oppure, è da mettere in conto la perdita di performance che questo professionista comporta per il suo reparto o per l'azienda stessa. O per il morale delle altre persone della squadra.
Come evitare questo impatto negativo dovuto a delle assunzioni errate?
Spesso questi errori di valutazione in sede di assunzione non riguardano le hard skill, ovvero quelle competenze tecniche apprese e dimostrate dal candidato, nel Curriculum o durate il colloquio, per svolgere una determinata mansione.
Gli errori di valutazione sono piuttosto nelle soft skill, legate più ad aspetti caratteriali e comportamentali. Aspetti molto più difficili da cogliere tra le righe di un curriculum.
Il World Economic Forum, nel 2020, ha elencato le 10 soft skill più richieste nel 2025. E, di recente, il magazine Forbes ha integrato questo elenco, portandolo a 16 punti, per un futuro più ad ampio raggio: la 4ª rivoluzione industriale.
Questa "rivoluzione" si riferisce alla crescente contaminazione tra mondo fisico, digitale e biologico, ai progressi in intelligenza artificiale (IA), robotica, internet delle Cose (IoT), stampa 3D, ingegneria genetica, computer quantistici e altre tecnologie.
In questo scenario, quasi tutti i lavori cambieranno. E il lavoro diventerà più umano. E sottolineao "più", non meno umano perché le persone continueranno a svolgere un ruolo fondamentale per le attività che si basano su abilità prettamente umane, non automatizzate, connesse alle soft skills - le capacità "leggere" o meglio "trasversali, umane".
Ritengo la lista fornita da Forbes molto completa e può essere un utile vademecum per il selezionatore, che cerca di interpretare aspetti caratteriali dei candidati.
Ecco le 16 soft skill più richieste nelle aziende del futuro:
È la capacità di trovare dati affidabili e utilizzarli per prendere decisioni o porre giuste domande.
Già oggi il critical thinking è una delle competenze più apprezzate dalle aziende perché permette di riflettere, senza affidarsi a giudizi impulsivi, e permette di cercare alternative, analizzando le soluzioni possibili per il raggiungimento di un obiettivo.
Questa competenza è quella che permette di comprendere l'impatto più ampio delle proprie decisioni.
È la capacità di essere consapevoli delle proprie emozioni e delle emozioni degli altri. Per questo punto, ritego che il libro "Intelligenza Emotiva" di D. Goleman sia un testo necessario per la biblioteca interna di qualsiasi azienda.
La capacità di immaginare, sognare e generare nuove idee. L'uomo avrà sempre dalla sua la motivazione. Per questo l’intento creativo che ci spinge a creare qualcosa è, ancora, umano. Una IA può certamente creare opere d'arte stupende, che vincono anche dei concorsi, ma non può desiderare di approfondire un determinato aspetto della realtà e non sente il bisogno di esprimere sentimenti e sensazioni.
Questa competenza permette di integrarsi e lavorare bene con gli altri.
Essere in grado di ascoltare, comprendere e trasmettere le proprie idee.
Sapersi adattare alla Gig Economy, in cui si lavora a chiamata/progetto e ci coordiniamo con piattaforme digitali, in un l'ambiente di lavoro molto flessibile, decisamente lontano dal concetto di posto fisso.
Avere una mentalità adattabile ed essere aperti ai cambiamenti sul posto di lavoro, senza che il cambiamento venga vissuto con eccessiva frustrazione e paura.
Avere una consapevolezza della diversità e del fatto che i luoghi di lavoro e le società stanno diventando sempre più diversificati, "contaminati" da differenti culture, ed essere in grado di relazionarsi con gli altri e lavorare efficacemente con professionisti provenienti da contesti diversi.
Comprendere le implicazioni etiche del lavoro e della tecnologia su clienti, dipendenti e altre parti interessate, come l'ambiente. Non potrà esserci prodotto o servizio etico, in futuro, se non rispetta l'ambiente.
Questa non è una skill che interessa solo manager o dirigenti.
È una competenza che tutti dovrebbero coltivare ed allenare, perché tutti siamo chiamati - nella vita familiare, tempo libero o lavoro - a dare il buon esempio, prendere decisioni difficili, delegare e dare potere agli altri, motivare ed ispirare, mostrare integrità, condividere la nostra visione, indicare il giusto cammino... In altre parole, tutti siamo chiamati, chi prima o chi poi, ad essere dei buoni leader.
Capacità di costruire relazioni, far crescere la tua rete e mantenere la tua reputazione online e offline. Laddove questa sia una scelta, ovviamente.
Diventare più efficaci ed efficienti nel modo in cui impieghiamo il tempo per lavorare.
Sopratutto in Italia: siamo infatti nelle prime posizioni europee per numero di ore lavorate alla settimana, e sprofondiamo invece agli ultimi posti per livelli di produttività del lavoro.
Al contrario la Germania, dove si lavora di meno, è tra i paesi migliori per produttività.
Mantenere una mentalità di crescita e garantire che continuiamo a imparare e migliorarci, personalmente e professionalmente.
Essere in grado di accettare e gestire i cambiamenti man mano che si presentano sul posto di lavoro.
Questo punto è menzionato come 16° nell'elenco di Forbes (e manca tra i punti del World Economic Forum), eppure per me è fondamentale: trovare l'equilibrio tra lavoro e vita privata, per prendersi cura della propria salute fisica e mentale (aspetto che ovviamente ricade nelle ore dedicate al lavoro) è la base per una vita sana e appagata.
Se questo articolo ti è stato utile e desideri approfondire come migliorare alcune di queste soft skill, ti invito a visitare la pagina del coaching professionale.